A 28 anni ho letto un libro di Buddhismo tibetano ed è stato il classico “colpo di fulmine” (amore a prima vista).
Ho scoperto che le cause dei problemi e della sofferenza umana erano già state ampiamente descritte – con un’accuratezza impressionante – oltre 2.500 anni fa.
Era anche spiegata la Via per liberarsi dall’insoddisfazione e raggiungere una stabile condizione di felicità e chiarezza, chiamata “illuminazione”.
Era un richiamo troppo forte per potervi resistere, per un “idealista” della mia specie…
È così che è arrivata la mia “seconda chiamata”: il salto dal mondo dello “sviluppo personale” a quello dello “sviluppo spirituale”.
È un salto a cui auguro a tutti di arrivare, presto o tardi.
Bada bene: non penso affatto che tutti dovrebbero avvicinarsi al Buddhismo.
Quella è la forma che ha preso la mia chiamata verso la Realizzazione spirituale.
È giusto che questa forma sia diversa per ciascun individuo, sulla base delle sue inclinazioni personali.
L’importante è che quel salto avvenga.
Dallo “sviluppo personale” (inteso come integrazione dei conflitti interiori ed espansione delle capacità individuali) a quello “spirituale” (inteso come la dimensione che trascende i confini ristretti dell’individuo, per risuonare con quel qualcosa “più grande di noi” che è in realtà la nostra Vera Natura senza tempo).
Nel mio caso ha preso la forma del Buddhismo tibetano, ma non esiste una forma “migliore” delle altre.
Vie diverse sono “migliori” per persone diverse.
L’importante è scegliere una Via di Realizzazione autentica e, possibilmente, proseguirla fino in fondo: senza fermarsi a un livello superficiale, come fanno in tanti, ma coltivandola fino a raggiungere il risultato (cioè la Realizzazione spirituale).
Per fortuna questo è possibile perché, se una Via è autentica, esistono anche metodi di realizzazione autentici (come la meditazione), insegnanti autentici (in grado di trasmetterli) e risultati autentici (che è possibile sperimentare in prima persona).
Quando ho incontrato per la prima volta, faccia a faccia, un autentico maestro spirituale (nel mio caso, un “lama” tibetano) ho finalmente capito tutta la differenza che passa fra lo “sviluppo personale” e la “realizzazione spirituale”.
I “maestri terapeuti” che avevo conosciuto, frequentato e stimato per anni erano persone ordinarie, sia pure “al di sopra della media”, che avevano imparato a far bene il proprio lavoro (cioè: aiutare gli altri a migliorare se stessi).
Ma il maestro spirituale è una cosa completamente diversa. È la personificazione e l’esempio vivente delle migliori Qualità umane: Gioia, Libertà interiore, Virtù, Compassione e Saggezza.
Incontrando di persona il mio primo Maestro, ho anche capito la differenza fra la comprensione intellettuale (che si può ottenere se ci si limita a leggere o a studiare sui libri) e la vera trasformazione della mente e del cuore, che si può ottenere solo praticando dei “metodi di realizzazione” sotto la guida di un insegnante vivente.
È stata proprio la presenza (così semplice e così travolgente) del mio primo Maestro, a convincermi che è alla Via spirituale che avrei dedicato il resto della mia vita.
Nel mio Percorso, ho avuto tre Maestri principali.
Ciascuno, appartenente a una diversa Scuola del Buddhismo tibetano (che, in totale, sono quattro).
Con i primi due, ho studiato e praticato per sette anni ciascuno, per un totale di 14 anni.
Con il terzo per 14 anni complessivamente: 7 anni godendo della sua presenza e vicinanza fisica – studiando, praticando e viaggiando con lui ogni anno – e altri 7 anni a distanza (occasionalmente via Skype) a causa di difficoltà nel poter uscire dal Tibet, dove tuttora vive.
Si tratta quindi di 4 periodi di 7 anni l’uno…
Ho sacrificato tantissimo per perseguire la mia formazione spirituale: lavoro, carriera, economia familiare, tempo libero, interessi mondani.
Mentre i miei coetanei si costruivano un futuro, una carriera, una base economica, ecc., io facevo lunghe ore di pratica ogni giorno, svolgevo ritiri di meditazione in completa solitudine, anche molto lunghi, e completavo innumerevoli cicli di pratiche.
Dal primo dei miei tre Maestri (appartenente alla tradizione Gelugpa del Buddhismo tibetano) ho imparato quella che io chiamo una filosofia pratica di vita e di realizzazione.
Nella tradizione tibetana si chiama “Lam-Rim” (sentiero graduale dell’illuminazione) e consiste nella comprensione corretta della realtà, nella comprensione corretta di se stessi, della propria mente e delle vere cause della sofferenza e della felicità.
Secondo questa Tradizione, è inutile praticare la “meditazione”, se prima non si comprende correttamente la propria mente (e il senso della “realizzazione spirituale”).
La comprensione intellettuale viene prima della pratica.
Tuttora continuo a seguire questo approccio, nel guidare i miei studenti lungo il Percorso che offro da molti anni, durante i miei incontri dal vivo.
Il tempo che dedico a trasmettere loro una “filosofia pratica di realizzazione” è almeno lo stesso che dedico a trasmettere pratiche di meditazione, e insisto molto sull’importanza della comprensione e della chiarezza/lucidità mentale.
Dal secondo dei miei tre Maestri (appartenente alla tradizione Kagyu del Buddhismo tibetano) ho appreso il potere della pratica della meditazione.
La comprensione intellettuale è importante all’inizio, ma poi è la pratica della meditazione (e l’esperienza diretta che ne consegue) a trasformare la mente e ad aprire il cuore.
Ho compreso anche l’importanza della presenza nella vita quotidiana: se riusciamo a coltivarla nel giusto modo, ogni istante diventa – in un certo senso – meditazione.
A quel punto non occorre più “sedersi” per meditare…
Dal terzo dei miei tre Maestri (appartenente alla tradizione Nyingma/Dzogchen del Buddhismo tibetano) ho ricevuto la trasmissione diretta dello “stato risvegliato”, la “mente del buddha”.
In tante tradizioni si parla di “esperienza diretta”, “realizzazione”, “illuminazione spirituale”, “risveglio”, “gnosi”, “incontro col divino”, “stato naturale della mente”, “consapevolezza primordiale”, “vera natura” e così via (sono più o meno tutti sinonimi), ma quanti ne fanno esperienza veramente?
Nella tradizione del mio terzo Maestro esiste uno specifico rituale di trasmissione (dalla mente dell’insegnante a quella dello studente) dello “stato risvegliato”: grazie a questa “introduzione”, lo studente riconosce la “mente del buddha” per esperienza diretta e – da quel momento in poi – può coltivarla nella pratica e nella vita quotidiana.
Questa è la trasmissione che ho ricevuto, e questa è la trasmissione che ho realizzato.
…E questo è ciò che trasmetto, a mia volta, ai miei studenti.
Non a tutti, naturalmente: a quelli che, durante i due incontri annuali che tengo nelle Marche, entrano in un rapporto personale (insegnante-studente) con me e, dopo aver praticato diversi metodi/esercizi “preliminari”, sono pronti per ricevere questa trasmissione.
Continua…
Ciao Italo.
Potresti consigliarmi qualche libro che parla di buddismo tibetano che tu ritieni veramente meritevole di essere letto? Magari non so – il libro che ti ha spinto ad approfondire la materia, o anche altro che tu ritieni notevole.
Grazie Italo e un caloroso saluto.
Caro Vincenzo, ti suggerirei piuttosto di partecipare a un incontro dal vivo -> http://italocillo.it/incontro/
i libri (come ho spiegato in questo articolo 🙂 ) possono essere al massimo una buona introduzione.
Per qualche lettura introduttiva, puoi lasciarti guidare dal tuo intuito e dalla tua ispirazione scegliendo fra questa lista messa insieme da alcuni miei amici e studenti -> http://vajrayana.it/letture_consigliate.htm
Un grande saluto affettuoso
Ciao Italo,
sono quattro anni che pratico meditazione e da due in modo costante. E’ diventato come lavarsi i denti alla mattina, se non lo faccio mi manca.
Ho sperimentato anche dei periodi in cui sacrificavo il tempo meditativo al lavoro per essere più produttivo, ma questo mi si è sempre ritorto contro.
Mi sono iscritto in modo “rocambolesco” all’evento live e credo che potrei essere uno di quegli studenti che hai accennato nell’articolo. Ti dico questo perchè il tuo invito a questo incontro mi è arrivato mentre studiavo un testo che parla di iniziazione.
Nelle righe delle pagine di quel libro mi si tranqulizzava sul fatto che oltre alla meditazione (li ho sperimentato il metodo “rosa croce”), un maestro per la vera iniziazione sarebbe stato necessario e presto sarebbe arrivato. Sei arrivato tu.
A presto vederci a Senigallia. Un abbraccio cuore a cuore.
Benissimo Marco, così sia 🙂
Felice e onorato di incontrarti di persona a Senigallia, e se son rose fioriranno!
Saluti affettuosi e tante benedizioni.